I Femminielli di Luciano Ferrara tra cronaca, mito e filologia fotografica
di Luca Sorbo
“Il femminiello ha vissuto sempre nelle case, in seno alla famiglia. È sempre stato accudito. Io li chiamo res bis, cosa doppia. Quando si parla con loro, ci si trova di fronte contemporaneamente un uomo e una donna: è un aspetto molto importante della faccenda. Nella nostra città tutti hanno un grande rispetto per i femminielli. Chi ha un problema va a colloquio con uno di loro. Il femminiello pensa due volte: è, infatti, maschio e femmina al contempo. È rispettato da tutti, è un fratello, una sorella. Sono personaggi fondamentali nella cultura napoletana”.
Queste parole di Luciano Ferrara, tra i principali reporter italiani, danno il senso dell’importanza della decennale ricerca che lo ha impegnato nell’indagare il mistero di quelli che a Napoli tutti chiamano i Femminielli e che hanno la loro origine nella storia mitica della città.
Il 27 settembre alle ore 17.30, presso la sede della Soprintendenza archivistica e bibliografica della Campania – Palazzo Carafa, in via San Biagio dei Librai 121, è stata inaugurata la mostra fotografica di Luciano Ferrara Sirene tra i fari.
La mostra, allestita nel monumentale Salone delle Feste, si compone di due gruppi di opere relative al lungo lavoro di ricerca e documentazione sulla realtà dei femminielli napoletani, cominciato nel 1979 e proseguito fino al 2000.
Sono in mostra solo vintage, cioè stampe realizzate al tempo dello scatto. Questo è molto importante perché sottolinea la materialità dell’oggetto fotografia che vive all’interno dell’emulsione alla gelatina all’argento sviluppata e fissata con la chimica in un determinato giorno. L’approccio filologico è fondamentale perché stampare con le tecniche di oggi un negativo di 30 anni fa significa interpretare in maniera differente il soggetto. Questo è possibile ed è una facoltà dell’autore, ma si deve sempre tener conto quella che è stata l’interpretazione del momento dello scatto.
Il primo nucleo si compone di fotografie in bianco e nero tratte dalla Collezione Rita e Riccardo Marone, che raccontano tutta la bellezza e la complessità di Stefania, Patrizia, Valeria, Carlotta, Luna, Tonino e molti altri, fotografati per le strade di Napoli, dalla Sanità ai Quartieri Spagnoli a Chiaia.
Il secondo nucleo di opere appartiene al progetto Resbis. Il dualismo dei femminielli, per la prima volta in mostra a Napoli, selezione di fotografie sottoposte ad un particolare intervento di cesura e ricomposizione, che richiama fisicamente e concettualmente gli interventi di chirurgia estetica a cui i femminielli, ancora prima delle star del cinema e della televisione, si sottoponevano ad operazioni.
Le fotografie del progetto Resbis. Il dualismo dei femminielli, così come l’intera serie di negativi del reportage pluriennale sui femminielli, sono parte dell’Archivio fotografico Ferrara.
La Soprintendenza archivistica e bibliografica della Campania, ritendendo rilevante l’Archivio privato Ferrara per la qualità, per consistenza e per stato di conservazione del materiale, ha recentemente avviato il procedimento di dichiarazione di particolare interesse culturale, come previsto dall’art. 14 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (D.Lgs n.42/2004).
Dialogano con gli scatti di Luciano Ferrara tre opere dell’artista Pasquale Manzo (Napoli, 1970): il quadro composito I volti di un’anima inquieta (tecnica mista su tela e pannelli di legno sovrapposti), e le sculture in cartapesta mista SirenaTran”S”mutazione, appositamente realizzata per la mostra, e Sirena (2) la pudicizia.
In occasione dell’inaugurazione e per tutta la durata dell’esposizione sarà proiettato il documentario Femminielli in Neapel realizzato dal regista Martin Hanni, con la collaborazione di Luciano Ferrara, per il programma Rai Südtirol Minet – la trasmissione sulle minoranze.
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